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Processo PFAS: pezzi dell’economia, della politica e delle istituzioni del Veneto, non dormono sonni tranquilli

di Massimo Mastruzzo*

Il processo Pfas, che prevedeva una nuova udienza venerdì 27 gennaio 2022, è stato rinviato a causa della malattia di un membro della giuria popolare. Non sono però mancati i colpi di scena nel processo che vede imputati, tra gli altri, svariati tra ex dirigenti ed ex manager della trissinese Miteni, l’industria chimica accusata di avere inquinato buona parte del Veneto:

Si tratta di un carteggio, segnalato da Vicenzatoday.it, che farebbe “preoccupare” i funzionari dell’Arpav.

Da una annotazione di polizia giudiziaria, a pagina 13 di quella relazione relativa al fascicolo poi finito nel processo già iniziato sul caso Miteni, sembra che alcuni funzionari dell’Arpav abbiano avvisato qualcuno rispetto ad accertamenti su presunte lavorazioni di sostanze contenenti Pfas di seconda generazione. L’annotazione è stata redatta dai Carabinieri ambientali del Noe di Treviso ed è stata ricevuta dalla procura berica il 29 novembre 2021.

In poche parole, pare che qualcuno della Arpav avrebbe fatto capire a qualcuno della Miteni che era in arrivo un controllo: si legge nella annotazione che fa riferimento a fatti avvenuti nel 2018, nonostante nei dintorni della Miteni il GenX (composto chimico classificato come cancerogeno per l’uomo) abbondasse in fabbrica non si trovarono riscontri «perché sia lo stoccaggio sia l’impianto di trattamento sono risultati puliti».

IPOTESI DI REATO E ARCHIVIAZIONE SOSPETTA

Quel carteggio si lega alle conclusioni cui, sull’affaire Pfas, è giunta in sede parlamentare la Commissione bicamerale ecomafie, e dove nella relazione conclusiva c’è un passaggio preciso in cui si parla di un procedimento penale (il 1707/2019 R.G. Mod21). Ora stando alla Commissione ecomafie in quel procedimento penale, era stato anche indagato proprio quel funzionario di Arpav che avrebbe fatto capire alla Miteni dell’arrivo dei controlli. Stranamente però ipotesi di reato: «rivelazione di segreto d’ufficio, abuso in atti d’ufficio, rifiuto in atti d’ufficio, falso ideologico in atti pubblici commesso dal pubblico ufficiale, favoreggiamento personale»…«all’esito delle indagini di polizia giudiziaria», il pubblico ministero in data 17 febbraio «ne chiedeva l’archiviazione… ritenendo che i reati contestati agli indagati non sussistessero, difettando l’elemento psicologico del reato, pur essendo emerse… condotte negligenti o comunque superficiali attribuibili agli indagati nello svolgimento dell’attività istituzionale di… controllo ambientale… in relazione allo stabilimento della Miteni…». richiesta di archiviazione avallata definitivamente dal Gip. Ovvero secondo i magistrati vicentini la condotta disdicevole ci sarebbe sì stata ma non sarebbe stata dolosa.

Da giorni, a margine di questa vicenda si parla di pressioni «indicibili» su alcuni uffici della procura. E poi di pezzi da novanta della politica, delle istituzioni e dell’economia del Veneto i quali temono che l’ostensione di quel fascicolo possa tramutarsi «in un vaso di Pandora». Si può pensare «di consegnare alla giustizia la Miteni, ma non la matrice, la Matrix veneta, che ha generato il caso Miteni, altrimenti ne risentirebbe l’intero sistema produttivo del Nordest». Questo il leitmotiv che da giorni starebbe circolando in alcuni ambienti vicini al processo Pfas. Non a caso da settimane, nelle varie associazioni ambientaliste venete, si parla di fascicolo «stranamente ed inspiegabilmente archiviato», di «archiviazione avvolta nel mistero».

Non a caso da giorni, a margine di questa vicenda si parla di pressioni «indicibili» su alcuni uffici della procura. E poi di pezzi da novanta della politica, delle istituzioni e dell’economia del Veneto i quali temono che l’ostensione di quel fascicolo possa tramutarsi «in un vaso di Pandora» che se scoperchiato potrebbe rivelare i mali che coinvolgerebbero pezzi dell’economia, della politica e delle istituzioni del Veneto.

BREVE CRONISTORIA PFAS

1965. Nasce Miteni, inizialmente come centro di ricerca RiMAr per l’azienda tessile Marzotto. L’obiettivo è quello di trovare il modo più efficace per impermeabilizzare i tessuti.

1985. La Regione Veneto approva la realizzazione del collettore ARICA che trasferisce i reflui depurati dai cinque depuratori (Trissino, Arzignano, Montecchio, Montebello e Lonigo) nel fiume Fratta all’altezza di Cologna Veneta. I cittadini di Cologna Veneta e dintorni si mobilitano per evitarlo, senza successo.

10 gennaio 2011. In base alla convenzione tra ministero dell’Ambiente e Istituto di Ricerca sulle Acque del CNR, inizia lo studio di valutazione del rischio ambientale e sanitario associato alla contaminazione da Pfas nel Bacino del Po e nei principali bacini fluviali italiani.

2012. Ricercatori statunitensi verificano una probabile associazione tra esposizione a Pfoa e ipercolesterolemia, ipertensione in gravidanza e pre-eclampsia, malattie della tiroide e alterazioni degli ormoni tiroidei, colite ulcerosa, tumore del rene e tumore del testicolo.

7 giugno 2013. Primo parere dell’Istituto Superiore di Sanità, che a scopo cautelativo consiglia l’adozione di misure di trattamento delle acque potabili.

12 agosto 2013. La Regione Veneto con Delibera regionale 1490 istituisce una Commissione tecnica interdisciplinare con lo scopo di formulare proposte sui limiti da adottare per la tutela della salute pubblica (caso Lonigo).

20 agosto 2013. Il gestore dell’acqua Acque del Chiampo applica i primi filtri a carbone attivo agli acquedotti. Per i comitati sarebbe un’implicita ammissione di colpa.

Ottobre 2013. Lo studio del CNR dichiara che “nel bacino di Agno-Fratta Gorzone vi sono concentrazioni crescenti da nord a sud, che raggiungono valori di Pfoa superiori a 1000 ng/L e di PFAS totale superiori a 2000 ng/L. […] si evidenzia un possibile rischio per le popolazioni che bevono queste acque, prelevate dalla falda”.

26 ottobre 2015. I consiglieri regionali d’opposizione Zanoni, Moretti, Guarda, Fracasso, Sinigaglia e Ruzzante presentano l’interrogazione “Contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche (Pfas) delle acque potabili di dieci comuni del Veneto: la Regione intende intervenire con urgenza per tutelare la salute della popolazione e sostenere le Amministrazioni locali coinvolte? “.

23 dicembre 2016. La Regione Veneto approva il piano di monitoraggio della salute della popolazione interessata dall’inquinamento e divide il territorio in zona rossa, arancione, gialle e verde. (DGR n. 2133/2016 integrato con DGR n. 691/2018).

2016. L’Istituto Superiore della Sanità verifica la correlazione stretta tra Pfas e gravi patologie.

Dicembre 2016. Inizia la convocazione della popolazione della ULSS 8 Berica tramite invito a partecipare allo screening di primo livello, partendo dai più giovani (14enni) e procedendo poi secondo un ordine di età anagrafica crescente.

Maggio 2017. Arrivano le lettere di convocazione anche ai cittadini veronesi della ULSS 9 Scaligera.

8 ottobre 2017. A Lonigo 10 mila persone scendono in piazza per chiedere acqua libera da Pfas.

10 novembre 2017. Il Presidente della Regione Veneto emette un’ordinanza di divieto di consumo di pesce pescato nelle acque superficiali in tutti i 21 Comuni della cosiddetta “zona rossa”.

2018. Lo screening viene ampliato anche ai nati tra il 2003 e il 2014 (DGR 691/2018).

21 marzo 2018. La Regione Veneto nomina il Commissario delegato Nicola dell’Acqua per la realizzazione e completamento di tutte le opere strutturali acquedottistiche.

5 aprile 2018. Pubblicata in Gazzetta Ufficiale la delibera del Consiglio dei ministri del 21 marzo che dichiara lo stato di emergenza per la contaminazione delle falde idriche nelle province di Vicenza, Verona e Padova.

9 novembre 2018. La società Miteni Spa di Trissino fallisce.

Dicembre 2018. Viene approvato il Piano di interventi emergenziali per 56,8 milioni di euro, che serviranno per connettere gli acquedotti a nuove fonti salubri.

18 dicembre 2018. L’Area Sanità e Sociale della Regione Veneto offre un approfondimento sulle patologie tiroidee per le donne residenti nei comuni dell’Area rossa A appartenenti alle coorti di nascita 1989-1998 e che, in seguito agli esami di primo livello, presentino concentrazioni sieriche di Pfoa e/o Pfos superiori al valore di riferimento.

Gennaio 2019. A partire dalla fine di gennaio 2019 ARPAV estende la ricerca di un nuovo composto inquinante: il C6O4.

Marzo 2019. Su indicazione regionale, possono partecipare alla sorveglianza anche coloro che abbiano risieduto o siano stati domiciliati in uno dei comuni dell’area rossa nei cinque anni precedenti il 2013, anno di posizionamento dei filtri a carbone attivo negli impianti idrici.

8 giugno 2020. Mitsubishi Corporation Inc. si è costituita responsabile civile nominando un avvocato e dunque risponderà dei danni economici qualora dovesse risultare colpevole.

18 settembre 2020. Il National Cancer Institute statunitense pubblica il più grande studio sulle associazioni dei Pfas con il rischio di cancro al rene.

6 e 7 ottobre 2020. Il presidio di Mamme No Pfas e Comitato Stop Solvay davanti al ministero dell’Ambiente ottiene di sedere al tavolo tecnico del 28 ottobre 2020.

12 ottobre 2020. L’udienza preliminare del processo Miteni viene rimandata per le obiezioni presentate dalla difesa alla richiesta di accorpare più filoni d’inchiesta: procedimento GenX e Pfas.

 

*Direttivo nazionale M24A-ET – Movimento per l’Equità Territoriale

 

 

(30 gennaio 2022)

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