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Autonomia Differenziata. Un dietologo in una pasticceria avrebbe più senso di certi comitati tecnico scientifici

di Massimo Mastruzzo*

Ogni qualvolta si deve affrontare il tema LEP – Fabbisogni Standard – Autonomia differenziata, ovvero ogni volta che si cerca di sovvertire il concetto dell’Equità, per il quale il Movimento Equità Territoriale si batte da anni denunciando quella disomogeneità territoriale che contraddistingue negativamente, rispetto agli altri Stati membri dell’UE, il territorio nazionale italiano, non si può fare a meno di ricordare a qualche smemorato quella vicenda che vide protagonista Giancarlo Giorgetti, che oggi riscopre il ruolo di ministro dell’economia e delle finanze dell’Italia, ma dal 2013 al 2018, da presidente della bicamerale per il federalismo fiscale, avviò una ricerca sulla redistribuzione della spesa storica affinché venisse sostituita con il fabbisogno standard, ovvero con i Livelli Essenziali delle Prestazioni.

I dati che vennero fuori da quella ricerca trasformarono i LEP in un acronimo di incostituzionalità che nella sua mancata applicazione nasconde la disomogeneità territoriale italiana.

Il risultato di quella ricerca infatti si può sintetizzare con l’affermazione che fece lo stesso Giorgetti: “visto i dati al 100%, come previsto dalla legge, probabilmente potrebbero essere scioccanti, magari ce le fate aver in modo riservato o facciamo una seduta segreta come avviene in commissione antimafia”.

Quella affermazione andrebbe sempre ricordata perché quei dati corrispondono

ad una mancata assegnazione al Sud Italia di circa 60 miliardi di euro ogni anno a partire dal 2009, perché prima avveniva senza avere contezza.

Davanti a questi dati ogni altra interpretazione altro non è che il tentativo di sviare l’attenzione dal tentativo di far passare l’autonomia differenziata con qualche trucchetto, come quello di far passare una sorta di “ricalcolo dei LEP” in base alle caratteristiche dei diversi territori, clima, costo della vita, aspetti socio demografici della popolazione residente, come scritto su un documento tecnico che la commissione di saggi, guidata dal giurista Sabino Cassese, con il compito di individuare quali siano questi diritti e, di conseguenza, quanti soldi servono per garantirli ai territori, ha presentato nello stupore degli uditori il 25 settembre.

Si tratta di un vile, quanto chiaro, inganno che sta per essere perpetrato ai danni del Sud perché subordinare la definizione dei Lep a questi criteri, costituirebbe un pregiudizio nelle declinazioni dei diritti costituzionali per le popolazioni residenti nelle aree interne e al sud in particolare su sanità, istruzione, servizi all’infanzia e mobilità. Peraltro il tutto scritto su un documento che, se non fosse stato svelato da un articolo di Gianfranco Viesti, non si sarebbe saputo nulla, nessuna notizia, nessun dibattito, al cospetto di una vera e propria differenziazione dei diritti che sancirebbe per legge che, in base al territorio in cui si vive in Italia, debbano esistere cittadini di serie A e di serie B.


COMITATO TECNICO SCIENTIFICO E COMMISSIONE TECNICA SUI FABBISOGNI STANDARD

Il Comitato tecnico scientifico presieduto da Sabino Cassese è stato costituito nel marzo 2023, composto da una nutrita schiera di giuristi, ha il compito di individuare i Lep e di determinare le risorse necessarie alla loro erogazione. Per valutare il finanziamento dei Lep il Comitato Cassese si avvale della Commissione tecnica sui fabbisogni standard (Ctfs); quest’ultima a sua volta delega l’elaborazione del metodo alla Sose (Società per gli studi di settore). Definirlo un vero è proprio sistema di scatole cinesi non è sicuramente una forzatura, anzi, sembra quasi un voler nascondere l’individuazione di chi si dovrà assumere la responsabilità di affermare per legge che un cittadino calabrese o siciliano ha meno diritti di un suo connazionale lombardo o veneto.

Ma il sospetto che ci sia ‘del marcio in Danimarca’ viene dalla composizione dei membri del comitato e della commissione, che dovranno decidere quanti e quali diritti costituzionali dovranno concedere a quei cittadini del Sud ai quali fino ad oggi non sono stati garantiti i Livelli Essenziali delle Prestazioni.

Salta subito all’occhio il nome della professoressa Elena d’Orlando per la pluralità dei ruoli: componente del Comitato Cassese, presidente della Ctfs, componente del sottogruppo di raccordo fra il Comitato Cassese e la Ctfs, ma soprattutto membro – fino a pochi mesi fa – della delegazione veneta che tratta con il governo sull’autonomia differenziata.

Mi preme sottolineare, qualora fosse sfuggito ad una prima lettura, il passaggio riguardante il ruolo della professoressa Elena d’Orlando: fino a pochi mesi fa era membro della delegazione della regione Veneto che sta trattando con il governo sull’autonomia differenziata, e da qualche settimana ricopre il doppio ruolo di chi deve individuare i Lep, in quanto componente del Comitato di Cassese, e di presidente della Commissione Tecnica sui fabbisogni standard.

E non certo finita qui, basta scorrere l’elenco dei componenti di Comitato e Commissione per scoprire che Andrea Giovanardi sempre componente del Comitato Cassese, membro della Ctfs, componente del sottogruppo di raccordo, è anche negoziatore tuttora in carica della Regione Veneto per l’autonomia differenziata ( un dietologo in una pasticceria avrebbe più senso).

Basterebbe evidenziare il ruolo poco opportuno di Elena d’Orlando e Andrea Giovanardi per sollevare il legittimo dubbio che questi “tecnici” hanno visto che devono redigere la lista delle prestazioni essenziali decidere come finanziarle, ma al contempo di fatto si adoperino per tutelare le istanze di una specifica parte in causa: il Veneto nelle trattative con il governo per l’autonomia differenziata (il dietologo che diventa titolare della pasticceria).

E non è tutto.

Nella duplice veste di esponenti del Comitato Cassese e di membri della delegazione veneta figurano infine i professori Mario Bertolissi e Ludovico Mazzarolli (anche gli aiuto pasticceri sono gli stessi dipendenti del dietologo).

Arrivati fino a qui, qualcuno potrebbe pensare che questa dubbiosa operazione di individuazione dei LEP e della successiva decisione del come finanziarli, sia giunta alla fine. No, la nebbia diventa ancora più fitta ( fitta non Fitto, anche se…):

Marco Stradiotto e Francesco Porcelli, già noti per avere contribuito al complesso sistema di riparto del fondo di solidarietà comunale che attribuiva «zero al Sud» nel finanziamento di alcuni servizi essenziali, saranno i tecnici che avranno il compito di ‘interpretare’ le prestazioni concrete e misurabili da applicare cartellino del prezzo dei Lep, e magari lo faranno come quando hanno sostenuto che il fabbisogno finanziario associato ai Lep andrebbe legato al costo della vita locale o quando hanno prodotto tabelle che dimostrerebbero l’opportunità di ridimensionare i plessi scolastici che operano al Sud, o quando si sono lanciati nella sorprendente affermazione che il tempo pieno non serve a nulla.

A questo punto ritengo di non dover aggiungere null’altro, chi vuol capire ha capito, chi fa finta di non aver capito è vergognosamente complice di un picco glicemico causato da un abuso di sottrazione di diritti costituzionali.

 

*Direttivo nazionale MET
Movimento Equità Territoriale

 

 

(18 ottobre 2024)

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