di Giovanna Di Rosa, #politica
Con un leader ormai alla canna del gas, se non altro per ragioni anagrafiche, e mezzo partito in fibrillazione che di Salvini e Meloni non ne vuole sapere, tra le lamentele di Gelmini, altra grande ed indimenticabile statista, la destra post-berlusconiana scopre addirittura l’antisovranismo a guida Brunetta.
Il ministro si propone nel ruolo di grande tessitore di alleanze antisovraniste all’interno di quella che i signori della destra si ostinano a chiamare coalizione, come se la storiella fosse ancora credibile, anziché chiamarla col vero nome di unione di convenienze necessaria al numero di poltrone; le tre entità politiche sono sempre più distanti e divise su tutto: le due anime al governo sono in antitesi e quella all’opposizione rincorre i l’estrema destra polacca ed europea, dopo essere scivolata su Orbán e Bannon. Perché perseverare è conveniente, più che diabolico.
Berlusconi, da parte sua, fa il capo. L’unica cosa che sa fare. In Forza Italia comando io, dice. Finché dura. Ma il partito non cresce, le scelte dei candidati sono prone alle decisioni dei virgulti leghisti e fratellitalioti i quali, mentre Gelmini si lancia in una dichiarazione roboante come: “Non dobbiamo farci schiacciare da Lega e FdI” che Salvini che le ricorda quanto sia “Bizzarro pensare di fare a meno di due forze che valgono il 40%”.
E ora il via alla corsa alla poltrona, fuoriusciti di qua e fuoriusciti di là con le capienti braccia di Renzi pronte ad accogliere i fuggiaschi. Ci sarà da ridere. O da piangere. Dipende come la si voglia vedere. Brunetta dal canto suo ha intuito, meglio tardi che mai, che il “centrodestra” come lo chiama lui “a trazione sovranista è perdente”. Noi da quelle parti lì di centro ne vediamo poco. Ci fa piacere che anche il sig. Ministro sia d’accordo.
(24 ottobre 2021)
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