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Michael Krebber. Studiofloor and Diamond Paintings. A Bolzano fino al 22 gennaio

di Redazione, #Bolzano

Artista di fama internazionale e figura centrale sulla scena artistica tedesca tra gli anni Ottanta e Novanta, Michael Krebber (Colonia, 1954) è diventato negli anni riferimento per un’intera generazione di artisti più giovani, grazie a una costante ricerca attenta a mettere in discussione le convenzioni e i confini del medium pittorico, inteso dall’artista come spazio di dialogo e zona di contaminazione, piuttosto che un modo finalizzato alla produzione di un oggetto.

Krebber porta avanti da decenni una ricerca contraddistinta da un approccio concettuale alla pittura, basandosi sulla convinzione che non sia possibile inventare qualcosa nuovo nell’arte, poiché tutto è già stato inventato. Piuttosto che “inventare qualcosa di nuovo”, gli interventi minimali e apparentemente irrisolti di Krebber restituiscono allo spettatore una tela aperta e piena di possibilità: come una frase incompiuta, le sue opere lasciano lo spettatore libero di immaginare che cosa potrebbe succedere.

La pittura è intesa dall’artista quasi come una performance: il suo è stato definito un “sistema di esitazioni in cui forze opposte simultaneamente si incoraggiano e si ostacolano”, espandendo la pittura al di là della nozione convenzionale del dipinto come oggetto.

L’estetica incompiuta di Krebber non è tuttavia il risultato di un tentativo di sabotaggio del medium, quanto piuttosto della precisa volontà di estendere il discorso al di fuori della tela e dello spazio tradizionalmente attribuito alla pittura. Intenzione che emerge con particolare chiarezza nelle due serie esposte in mostra.

La serie intitolata studiofloor MK/P MK19/087/1-8 (2000), fu presentata con un’immagine enigmatica sulla copertina di Artforum nel 2005. Per una mostra di qualche anno prima Krebber chiese in prestito ad alcuni collezionisti una serie di suoi stessi dipinti che dispose su grandi tavoli al centro della stanza. Capovolgendo una nozione più comune di display, le pareti, rimaste vuote – sulle quali sarebbero dovuti essere installati i dipinti – furono ricoperte da grandi pannelli di masonite, porzioni di pavimento dello studio dell’artista, tagliate e posizionate sul muro come fossero quadri.

La sostituzione delle più tradizionali tecniche pittoriche con l’utilizzo del readymade ritorna anche nella seconda serie esposta in mostra. Nelle quattordici tele di Diamond Painting (2003), Krebber smitizza in maniera sistematica, come d’altra parte suggerisce il titolo della serie, la centralità del soggetto e della tecnica in pittura, suggerendo invece uno spazio aperto alla sospensione e all’incompletezza. Tessuti acquistati in negozio, decorati con pattern prestampati, sostituiscono la tradizionale tela e divengono la superficie su cui Krebber dipinge semplici forme geometriche di rombi bianchi. Come spesso accade nel suo lavoro, il riferimento a influenti artisti tedeschi, in questo caso che hanno utilizzato il tessuto, come Rosemarie Trockel e Sigmar Polke, rivela la profonda conoscenza della storia dell’arte e della pittura contemporanea.

La mostra è realizzata in collaborazione con Greene Naftali, New York.

Michael Krebber
Studiofloor and Diamond Paintings
curatore Vincenzo de Bellis
fino all’ 8.1.2022
Fondazione Antonio Dalle Nogare
Rafensteiner Weg 19, Bolzano, Italy  

www.fondazioneantoniodallenogare.com

 

(30 maggio 2021)

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