di Giancarlo Grassi
Nutrie, animilli vari e fiumi pensili, sono alcune della fantasiose spiegazioni che il presidente Zaia, inconsapevolmente sulle orme di Giovanardi, già indimenticabile (ma dimenticato) ministro della Famiglia, trova colpevoli inaspettati per la crissi metereologica che porta alluvioni e disastri ambientali: sono le nutrie, ma non solo. Anche gli istrici, i tassi e le volpi animilli cui bisogna dichiarare guerra. Il problema, afferma Zaia, “ solo l’acqua che sormonta gli argini. Il problema è che si spaccano”. Gli argini.
Tanta intuizione stupisce in un uomo di simile caratura. Ci si aspettava, diciamo, una dotta disquisizione su cause geologiche e ambientali serie sulle fragilità antiche e moderne dei nostri territori, ma il Governatore ha preferito scivolare sul fango. Delle inondazioni, mica delle nutrie. Perché i fiumi straripano, signora mia, proprio quando gli argini non reggono. Cioè, si spaccano. Dunque niente cambiamento climatico in atto, a colpire le nostre terre come quelle di tutto il mondo (Zaia che è colto si da una letta ai rapporti internazionali sulla situazione delle terre del Bangladesh), sono le nutrie. , secondo il Presidente di una regione fortemente colpita dagli impatti del cambiamento climatico, ad essere ”causa” delle alluvioni che la interessano.
“Uno degli elementi principali di criticità che caratterizza la rete fluviale veneta, come dice correttamente il governatore, è proprio il carattere pensile dei fiumi – spiegano i ricercatori – tipico in generale quei corsi d’acqua europei, che sono stati oggetti di profondi stravolgimenti del loro carattere originario”.
Poi ci si mettono anche gli esperti, perché ci sono sempre esperti (esperti sul serio) a mettersi di traverso alle corbellerie lanciate al vento per salvarsi la poltroncina e il prestigio personale. Esperti che hanno addirittura la faccia tosta di ricordare gli anni ” ‘50 e ‘60″ quando si interveniva sui territori grazie alla “convinzione che il restringimento e la rettificazione degli alvei fluviali aumentassero la protezione idraulica del territorio, aumentando le pendenza media del fiume” si chiamavano rettifiche e non hanno niente a che fare con gli emendamenti, per restare nel tema delle castronerie, e andavano a ridurre la “profondità dell’acqua” nei canali. L’operazione permetteva così lo sviluppo di attività economiche agricolo-industriali e di spazi residenziali dove prima c’era l’acqua, o meglio, dove l’acqua si riversava durante le piene. L’acqua non ha cambiato le sue abitudini, torna dove stava quando c’erano le piene (che un tempo erano le benvenute perché contribuivano alla fertilità del terreno). Questo naturalmente molto prima che prendessero piede le leggende delle nutrie dei Signori degli Animilli. Anche la pianura padana, oggi schiaffeggiata dalla natura, è frutto di quella roba lì che hanno chiamato, indovinate chi?, bonifica con trionfo di cinegiornali. Una classe politica da far pena, povera Italia.
Concludendo, è stando alle boutade di Zaia, saremmo dunque alla conclusione che la vittoriosa lotta dell’Olanda contro le acque è dovuta non ad alta ingegneria, ma all’assenza di nutrie e roditori che scavano cunicoli.
(27 settembre 2024)
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