di Giovanna Di Rosa
Essendo ormai entrati nel delirio della Costituzione che non cita l’antifascismo, a proposito della storiella incredibile che se ripetuta diventa credibile di goebbelsiana memoria, ecco Donazzan la favolosa riprendersi la scena con un’altra delle sue incredibili esternazioni ad uso democrazie illiberali (perché ci provano, altroché se ci provano!) subito dopo la scoperta che “L’Antifascismo ha scatenato il terrorismo rosso” a riprova che Fratelli d’Italia è tanto solo un marchio essendo il partito, in realtà, il MSI del 1970.
I mal di pancia degli ex-fascisti, ma non antifascisti, riciclati nell’MSI degli anni ’70 e fermi a quel punto lì – da cui l’immobilismo dell’Italia dal 1994 – è così anacronistico che addirittura Berlusconi sente la necessità di smarcarsi e invita invece “il Paese a festeggiare il 25 Aprile” e onora la Patria (lui!!!) parlando della resistenza come di “una straordinaria pagina sulla quale si fonda la nostra Costituzione, baluardo delle nostre libertà e dei nostri diritti”. Sembrano progressisti impenitenti con orrore alle illiberalità persino Salvini e l’attuale presidente della Camera, di fronte a tanto impudente facciabronzismo con il quale si riscrive la storia a seconda della propria opinione personale.
Donazzan, come Meloni, è culturalmente giovane, e lo si nota dagli interventi pubblici: da Faccetta Nera cantata a La Zanzara di Radio 24 alla lectio magistralis che recitava “il 25 marzo 1321 muore Dante, dopo aver visitato in esilio larga parte del Veneto” al 25 aprile ricordato “celebrando i Nazisti morti sul Monte Corno“. Al confronto di simile genialità l’augusto cognato scompare, e non sarebbe neanche un male.
Per descrivere i discorsi che si acchiappano a frammenti, e ulteriormente frammentati si riferiscono facendone una frittura mista mangiabile soltanto da chi l’ha preparata, i genovesi parlano di “fregogge chéite da-a toa” (briciole cadute dalla tovaglia) mutuabile nella lingua del Doge (il riferimento a Luca Zaia è ovvio) con á xe ‘na roba rancurada ella e queo que á dise.
E dopo avere detto la sua anche nel 2023 ecco Elena Donazzan raccontarci che sarà alla manifestazione del 25 Aprile, a Vicenza, “con la speranza che si plachi il clima di odio e che le parole violente lascino lo spazio all’inclusione per tutti gli italiani” – anche ai figli delle famiglie omogenitoriali o alle persone trans come la povera Cloe, suicidatasi dopo essere stata buttata fuori dalla scuola nella quale insegnava per essere, appunto, transessuale? – in un nuovo discorso alla Donazzan in cui dire la qualunque come se fosse vangelo. Si torna al Meloni perdona loro perché non sanno quello che dicono.
(25 aprile 2023)
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