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Il tracollo dei partiti personali a leader unico…

di Giovanna Di Rosa

E’ proprio quella destra che nel corso dei decenni ha accusato i partiti di sinistra di immobilismo ad avere creato il più brutto mostro che la politica italiano ricordi: il partito del Presidente a leader unico, inamovibile e che possibilmente ci metta anche i soldi, così da essere al riparo da votazioni interne e non essere scalabile.

Proprio Matteo Renzi, oggi caduto nella stessa trappola, dimostrò che il PD era scalabile, nonostante i proclami di Berlusconi, Meloni e Salvini. Anche la Lega Nord è scalabile, direte voi. Ed è proprio così: a non essere scalabile è la Lega di Salvini nelle cui capienti braccia Salvini si rifugerà qualora la Lega di Governo gli dicesse “bye bye be good”, dopo avere triturato la forzista Casellati (difficile pensare che Berlusconi non renda il favore, in qualche modo) e dopo che i parlamentari hanno scomunicato coi loro voti i leader tanto blasonati quanto impreparati.

Perché impreparati? Basti ascoltare Meloni d’Italia che dice al mondo dei social e della comunicazione televisiva a traino di destra che “la destra è maggioranza nel paese” quando non lo era nel 2018, non lo è oggi (se non nei sondaggi), e visti i trascorsi non lo sarà nemmeno nel 2023. C’è un’urgenza, un’altra urgenza, che i partito sembrano voler ignorare: con il dimezzamento dei parlamentari serve una nuova legge elettorale, servo ridisegnare i collegi, serve un profonda riforma elettorale. Tutti, Meloni per prima, fanno finta di niente fermandosi all’emotività della sconfitta per instillare rabbia nelle truppe dei peones. E la chiamano politica.

 

(30 gennaio 2022)

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