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HomeIn EvidenzaCGIL in piazza. Landini: “E’ l’ora del salario minimo”

CGIL in piazza. Landini: “E’ l’ora del salario minimo”

“Siamo la maggioranza di questo paese”, grida Landini in piazza. Ma le elezioni le vincono gli altri, e sarà bene non dimenticarsene più. A partire da domani. Se i sondaggi dicono che potrebbero astenersi tra il 50 e 55% degli elettori alle prossime Europee si capisce che si è abbondantemente oltre la soglia di sopportazione nei confronti di una classe politica che troppo ha promesso e nulla, o quasi, ha fatto. Vale dall’estrema destra all’estrema sinistra.

Il segretario Cgil Maurizio Landini scandisce con chiarezza, chiarezza alla quale devono seguire fatti, la necessità dell’introduzione di un salario minimo in Italia. “Cinque-sei euro l’ora sono delle paghe da fame, inaccettabili”, ha detto di nuovo Landini.

Non c’era solo il sindacato in pazza a Roma – 100mila persone, dicono gli organizzatori – c’erano anche più di cento associazioni scese in piazza per reclamare i diritti fondamentali sanciti nella nostra Costituzione. Una mobilitazione, che secondo gli organizzatori ha portato nella capitale 100 mila persone con carrelli della spesa al seguito per protestare contro il caro vita. “Il governo ci ascolti” ha detto Landini, “è il lavoro che tiene in piedi questo paese”. Con la maggioranza impegnata nella delegittimazione della magistratura con giornali urlatori al seguito e nella colpevolizzazione dei migranti con giornali urlatori al seguito, la vediamo dura. Ma qualcosa dovrà succedere.

Poi Landini conclude: “Andremo avanti fino a quando non otterremo risultati”. A guardarsi indietro c’è poco da avere fiducia, ma bisogna ritrovarla. In piazza anche CamussoCofferati, parte della delegazione PD e Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera che Salvini vede come il fumo negli occhi, al grido di “mai più guerre” ha ribadito la necessità di “affermare i diritti al lavoro vero, alla scuola, alla salute”.

Si va avanti, mentre le destre vanno indietro perché avanti non sanno andare. La sinistra, da parte sua, deve uscire da vent’anni di politiche in cui pur di stare al governo ha messo da parte la sinistra. Parliamo di politiche, e non di persone.

 

 

(7 ottobre 2023)

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