La discussione insulsa sulla pretestuosità della lotta alle discriminazioni, sul proliferare di simboli totalmente inutili, di divieti eccessivi e sulla mancanza di libertà d’espressione che per troppi imbecilli significa non sentirsi liberi di dire ogni bestialità gli esploda in testa, trova giustificazione nell’esempio che riportiamo.
Qualcuno (qualcuna?) ha pensato bene di far notare, vergando di propria mano un cartello ridicolo appeso malamente a una panchine rossa contro la violenza sulle donne, simbolo di attenzione e uguaglianza, che essendo una panchina messa lì contro la violenza sulle donne è solo per donne. Quindi se un uomo ci si volesse sedere per riposarsi un po’, non potrebbe. Questo secondo la sindrome da poverina (poverino?).
Si tratta di un problema grosso come una casa: chi non capisce che non ci si appropria di simboli che vogliono essere universali e contro la discriminazione, reinventandoli per fatti propri e decidendo, dentro la propria povera e inutile testa, che inclusività è uguale ad esclusività, compie uno scempio. Quando poi al cattivo pensiero segue la cattiva azione, lo scrivere un inutile cartello di avvertimento per dare dignità alla propria coglionaggine, la frittata è fatta.
Ecco servito un’ottimo esempio di come un’azione sconsiderata possa arrivare a distruggere anni di lotte per le pari dignità di tutte e tutti. Curiosamente il cartello è sparito dal giorno successivo al nostro articolo.
(30 marzo 2025)
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