di Giancarlo Grassi, #Politica
Dopo il definitivo passaggio del Sindaco di Verona a Fratelli d’Italia, omaggiato dalla presenza in conferenza stampa della nuova Reginetta del Ballo che i giornaloni hanno già incoronato prima ministra, Meloni si è lanciata alla conquista del Veneto – dove vanta esponenti di spicco in giunta regionale, tal Donazzan, consigliera che celebra il 25 aprile ricordando i nazisti caduti e fulgido esempio di fratellismo (e sorellismo) d’Italia – e lo spezzatino di Salvini è ormai cosa certa.
Così Fratelli d’Italia potrà finalmente dire la sua ed andare oltre le cantatine di Faccetta Nera alla radio e dimostrare di essere tutta una coerenza, politica, ideologica e nostalgica, avanzando come blocco monocolore tristemente nero, in tutto il nord-est, panzer meloniano contro la “pulizia etnica del pensiero” frase simbolo dell’intellighenzia fratellitaliota.
Dalla guerriglia del 2022 che vedrà contrapposti il Sindaco di Verona neo-fratello d’Italia (l’Italia si pesta) e l’ex Sindaco, ex leghista Tosi, guerriglia che si preannuncia cruenta, ad uscirne rafforzata sarà solo lei, la bionda leader simil-lepen, alla quale temiamo però non verrà risparmiato il destino della leader francese della quale è quasi clone, così come quello del fratello-coltello (d’Italia, perché col patriottismo non si scherza) Salvini: trionfi nei sondaggi, osanna dai media, ma sconfitte finali.
Politicamente parlando la prossima mossa crediamo toccherà a Zaia, perché il segretario leghista che cambi idea ad ogni cambio del vento, preferisce essere fatto a pezzi piuttosto che cambiare linea. La caccia grossa meloniana in Veneto è un segnale che non andrebbe sottovalutato. Né dagli alleati della destra sempre più estrema né dagli avversari.
(16 giugno 2021)
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