di Daniele Santi, #Politica
Enrico Letta è andato a presenziare al convegno delle Acli nazionali ed ha parlato di Ius Soli, dichiarando “Per quanto mi riguarda è un impegno che, se non riusciremo in questa legislatura, lo porteremo avanti nella prossima ma lo vogliamo fare (…) a partire da un grandissimo sforzo culturale”. Ha poi aggiunto che nella sua visione “L’Italia nuova del post pandemia deve emendarsi di tanti difetti del passato”.
Facebook è invece stata la platea per la risposta secca e diretta al popolino intollerante che la vota – a proposito, due parole su Gioventù Nazionale che se la prende con Cinema America a Roma, no? – di Meloni leader di Fratelli d’Italia la quale ha chiuso la porta in faccia a Letta, ché si chiude sempre una porta in faccia quando non si hanno argomenti, accusandolo di “pensare a tutto fuorché agli Italiani” cosa, riteniamo, abbastanza discutibile.
Salta agli occhi la solitudine di Letta, che il suo partito lascia all’avanscoperta a parlare di robe scomode, mentre il pachiderma del Nazareno lavora alle alleanze per le amministrative, che di temi scomodi hanno poco bisogno, essendo già scomode le modalità con le quali le alleanze si vanno a tessere. Meloni del resto, all’opposizione di questo governo, ma senza programmi e soprattutto senza un partito dietro di lei, non ha scelta che non sia soffiare sul fuoco dell’intolleranza, del razzismo, del non va bene niente. Lo fa, va detto, assai meglio di Salvini – non che ci vogliano gran titoli – ma senza scostarsi dall’obbiettivo della divisione dell’Italia in due: quella che guarda al futuro e quella oscurantista, dittocratica e filo-ex blocco sovietico in restaurazione.
(28 maggio 2021)
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