Dopo la petizione per chiedere le dimissioni di Elena Donazzan che canta “Faccetta Nera” in radio, si lamenta perché l’hanno “imbavagliata”, avendole i social oscurato la pagina dato che i dirigenti dei social devono avere capito che le leggi dello stato vanno rispettate, almeno quelle, e in Italia l’apologia di fascismo è proibita dalla costituzione.
Elena Donazzan non se ne cura e conia una nuova espressione svergognata, tipica del partito nel quale milita parlando di “Pulizia etnica del pensiero” rinvangando reali pulizie etniche in un confronto che fa rabbrividire.
E’ rimasta male l’assessora regionale: prima è ripresa da Zaia che la obbliga alle scuse, lei le regala dall’alto della sua bontade e i social le chiudono gli account. Invece di prendersela con sé stessa per essere caduta nella trappola dei furbissimi Cruciani e Parenzo, invoca l’umanità inviolabile dei suoi “followers” che parrebbero essere stati “inondati di merda” – viene da chiedersi come ha fatto a scoprirlo se i suoi account sono bloccati.
Non si gode del blocco degli account altrui, conosciamo anche noi il disagio che si prova perché ne siamo stati vittima per quasi un anno, alcuni anni fa. Certo la questione deve essere seria, se gli account sono stati bloccati sia da Facebook e Instagram che da Twitter. Stupisce poi che l’assessora regionale non spenda una parola, pubblicamente e fino ad ora, sulle proteste della comunità ebraica di Venezia e l’Ucei (nazionale) che hanno espresso «”viva costernazione per il comportamento” dell’assessora del partito di Giorgia Meloni. Come puntualmente riportato da Il Gazzettino. Per ora l’unico commento è il vittimistico: “Mi hanno imbavagliata”.
(12 gennaio 2021)
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